La depressione è un male che, ad oggi, non è ancora del tutto libero da tabù. Secondo alcune recenti ricerche, è stato stimato che ben l’11% degli italiani sia stato colpito dalla depressione, e che più di 6 milioni stiano combattendo la propria battaglia personale contro questo male. Tuttavia, al di là di queste stime, ci sono numeri molto più grossi di cui parlare: accanto ad una persona depressa, infatti, ci sono amici e parenti coinvolti nella malattia. Chi pensa a loro?

Chi soffre di depressione, per molto tempo, nega il suo stesso problema. Questo può creare un senso di apatia nei confronti di chi sta cercando di aiutarlo. Le tipiche frasi, quali “cerca di reagire”, diventano un tormento non solo per chi le ascolta. Già, perchè chi le pronuncia si trova a dover fare i conti con un senso di impotenza verso la persona amata.

Chi è molto vicino ad una persona depressa diventa il suo punto di riferimento, la sua possibile svolta capace di farlo reagire per guarire definitivamente. Esistono delle strategie da seguire? Tendenzialmente, l’unica cosa da fare è stare accanto alla persona che è depressa, e spingerlo ad incontrare una psichiatra in grado di aiutarlo in modo concreto e definitivo.

E’ importante, poi, che in caso di terapia medica questa non venga improvvisamente interrotta dopo i primi miglioramenti: questo genere di cura, infatti, va seguita con costanza, e per lungo tempo.

Infine, sfatiamo una convinzione molto comune: chi vive con un depresso non diventa, necessariamente, depresso. Probabilmente inizia  a vedere la vita in modo un po’ più negativo, ma non è assolutamente un “virus contagioso”. Una delle possibili soluzioni prevede alcuni piccoli accorgimenti. Il primo fra tutti? Conservare i propri spazi personali è fondamentale, e vitale.