Fare trading e opzioni binarie che in qualche modo hanno allacci con l’estero non è una condizione poi così facile: solo i più esperti hanno la possibilità di riuscire a lavorare anche su scenari che non hanno prettamente a che fare con il mercato nostrano. Per molti investitori operare su scala internazionale è senz’altro sinonimo di sfida ed euforia, ma soprattutto, è un’opportunità molto importante per diversificare il proprio portafoglio di investimenti. Eppure ci sono tre strumenti che presi ad uno ad uno ma opportunamente anche tutti insieme, possono aiutare anche l’investitore meno avvezzo a valutare più attentamente la gestione del proprio capitale su mercati esteri: l’Euromoney Country Risk, l’Economist Intelligence Unit e il Country Credit Survey (quest’ultimo resosi famoso con l’insorgere della crisi economico-finanziaria che ha preso in ostaggio la gran parte delle economie occidentali portando in auge, di fatto, tutte le più grandi agenzie di rating sull’onda di Standard & Poor’s e Morgan Stanley).
Euromoney Country Risk (ECR)
Il primo strumento utilizzabile per riuscire a capire quanto possa valere la pena investire su un dato Paese è sicuramente l’Euromoney Country Risk. Parliamo di un indicatore che copre 186 Paesi e che mira a fornire la rischiosità di un investimento effettuato su un determinato Paese; il voto ha un valore che si basa su una scala di 100 punti laddove 100 su 100 sta proprio a significare che investire nel Paese X riponga rischi praticamente rasenti lo zero (di contro l’ECR è più basso laddove l’investimento si fa meno sicuro). L’Euromoney Country Risk è per il 70% addossabile ad un fattore qualitativo, mentre per il 30% rappresenta fattori prettamente quantitativi: se il primo deriva dalla valutazione che degli analisti hanno effettuato sulla struttura e sulle performance economiche del Paese, i secondi si basano invece su valori quali il debito pubblico, il rating e l’apertura dei mercati sempre riferiti al Paese in oggetto.
Economist Intelligence Unit (EIU)
L’Economist Intelligence Unit è un indicatore che copre oltre 100 Paesi sparsi in tutto il mondo con particolare attenzione, però, a quelli definiti come “emergenti” e “fortemente indebitati”. L’EIU prende per lo più in considerazione dei mercati che non sono molto industrializzati, fornendo un quadro di rischio relativamente a quelle economie che in realtà non sono poi così poste al centro dell’attenzione mediatica. Anche in questo caso il punteggio va da 0 a 100 sebbene l’interpretazione sia diversa rispetto a quella vista con l’ECR: nel caso dell’EIU i punteggi più elevati sono sinonimo di rischio maggiore, mentre punteggi bassi sono simbolo di sicurezza. L’Economist Intelligence Unit è aggiornato su base mensile ed offre delle possibilità di previsione a lungo termine.
Country Credit Survey
L’ultimo strumento è dato dal Country Credit Survey che è peraltro molto famoso in ambito economico-finanziario soprattutto nel panorama dei grandi istituti di credito internazionali. Proprio come dice il nome stesso, del resto, il Country Credit Survey va a rappresentare l’opinione che le aziende internazionali di investimento si son fatte su questo o quel Paese: questa valutazione mossa da persone esperte del settore non fa che aggiungere ulteriore carne al fuoco in sede di investimento, poiché fornisce al trader un certo grado di credibilità (o di non-credibilità) relativamente alle economie mondiali. La scala di valori va anche in questo caso da 0 a 100, laddove 100 equivale ad un rischio nullo e 0 a un default praticamente certo. Combinato con altri strumenti di rating, indicatori e informazioni di altro genere (alcune delle quali esposte qui: www.leopzionibinarie.it/strategie-opzioni-binarie/), il Country Credit Survey si propone come un vero alleato per la diversificazione del proprio portafoglio finanziario!